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© NYU Photo Bureau
Good Will Hunting, A Beautiful Mind, The Man Who Knew Infinity are three films where the main character is a mathematician. In two cases the mathematician portrayed really existed, and surely all three of them are very enjoyable, in particular for those who have an interest in mathematics. All of them, however, portray geniuses, giving the idea and reinforcing an existing stereotype that, in order to succeed as a mathematician, one needs to be a prodigy. Nothing could be further from the truth, as Terence Tao (definitely a prodigy) argues on his website.
Also Sylvia Serfaty, the mathematician we want to write about today, dismisses this stereotype, numbers in hand, claiming that maybe 5% of all active mathematicians are geniuses, while the other 95% are trained professionals, with passion and dedication, who tackle a job they like, but as any other job, with effort and accumulated experience. She does not picture herself as a genius nor as a "nerd", another common stereotype for mathematicians, but not a necessary condition, after all. At the same time she is definitely quite successful in her profession, being at age 42 a professor at the Courant Institute of Mathematics in New York and having received, among others, an EMS Prize in 2004, an Henri Poincaré Prize in 2012 and a Mergier-Bourdeix Prize from the French Academy of Sciences in 2013. She is also going to be one of the Plenary Speakers at the upcoming International Congress of Mathematicians, to be held in Rio de Janeiro at the beginning of August 2018.
Serfaty was born in Paris in 1975, her father an architect and her mother a teacher. Her first step into mathematics is one many contestants in maths competitions can relate to: given, in high school, a problem to solve, she found an original solution, particularly creative, and she realised how much satisfaction this provided. Also her working style is somewhat peculiar (and interesting for anyone into problem solving): she likes to start "from scratch", taking a specific example and carrying out some computations to grasp the general idea behind. Working this way, one acquires some sort of intuition which can then guide to the actual result. She has compared her way of doing mathematics, which requires a certain tolerance for frustration, to a hike in the mountains, where one also has to trace the path to the top. As a first ascent of an otherwise unexplored summit, sometimes it presents unforeseen obstacles, that require the mountaineer or mathematician to turn back and try a different approach, sometimes years later, as in Sylvia Serfaty's own experience in researching the evolution in time of vortices in the magnetic Ginzburg-Landau equation, in the broad area of Mathematical Physics. In her opinion, another activity with many similarities to mathematics is playing classical music on the piano, something she has a great passion for: one cannot play properly without training, rigour and perseverance.
Concerning the academical world, she believes it could be friendlier to women. In particular she claims that the rush to signaling by publishing, though a great motivator to work, has also some backfiring effects, by promoting mathematicians who keep repackaging the same ideas over and over again, instead of good ones who move forward, crossing into different areas and bridging branches of mathematics. And the "publish or perish" paradigm is not particularly female-friendly. According to Sylvia Serfaty is also of paramount importance to dedicate some time to teaching and transmitting ideas to future generations of mathematicians.
Sources and further reading: upmc.fr (in French), Quanta Magazine, Youtube video.
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© Sylvia Serfaty
Will Hunting – Genio ribelle, A Beautiful Mind, L’uomo che vide l’infinito sono tre film in cui il protagonista è un matematico. Negli ultimi due il matematico ritratto sullo schermo è realmente esistito e tutti e tre sono senza dubbio film molto piacevoli, in particolare per coloro che nutrono interesse nella matematica. Tutti loro, tuttavia, ritraggono dei menti fuori dall’ordinario, dando l’idea e rinforzando lo stereotipo che, per aver successo in matematica, uno debba essere un genio. Nulla è più lontano dal vero, come lo stesso Terence Tao (lui sì un bambino prodigio) dichiara nel suo sito (in inglese).
Anche Sylvia Serfaty, la matematica di cui vogliamo scrivere oggi, rifiuta questo stereotipo, numeri alla mano, asserendo che forse il 5% dei matematici in attività può essere classificato come genio, mentre il rimanente 95% è costituito da professionisti qualificati, con passione e dedizione, che fanno un lavoro che piace loro ma, come per qualunque altra professione, basandosi su sforzo ed esperienza accumulata. Lei stessa non si ritiene né un genio né un “nerd”, un altro stereotipo comune per i matematici, ma non una condizione necessaria, a quanto pare. Allo stesso tempo non si può dire che non abbia successo nel suo lavoro: a 42 anni ha una cattedra al Courant Institute of Mathematics di New York e ha ricevuto, tra gli altri, un EMS Prize nel 2004, un Henri Poincaré Prize nel 2012 e un Mergier-Bourderix Prize dall’Accademia Francese delle Scienze nel 2013. Sarà anche uno dei relatori plenari al prossimo Congresso Internazionale dei Matematici, che si terrà a Rio de Janeiro agli inizi di agosto 2018.
Serfaty è nata a Parigi nel 1975, suo padre è architetto e sua madre insegnante. Il suo primo passo verso la matematica è stato qualcosa in cui molti partecipanti alle gare di matematica possono riconoscersi: avendo ricevuto, alle scuole superiori, un problema da risolvere, ne trova una soluzione originale, particolarmente creativa e si rende conto della grande soddisfazione che questo le dà. Anche il suo stile di lavoro è abbastanza particolare (e interessante per chiunque si diletti col problem solving): le piace partire da zero, prendere in considerazione un esempio particolare e farci qualche conto sopra, per catturare l’idea generale che sta dietro. Procedendo in questo modo, si riesce ad acquisire un qualche tipo di intuizione che può accompagnare al risultato vero e proprio. Lei stessa ha paragonato il suo modo di fare matematica, che richiede una certa tolleranza nei confronti della frustrazione, ad una camminata in montagna, nella quale uno debba anche tracciarsi il sentiero verso la cima. Così come la prima ascesa di una cima inesplorata, alle volte ostacoli imprevisti si presentano all’alpinista o al matematico, obbligandolo a tornare sui suoi passi e a provare un nuovo attacco, alle volte anni dopo, come è successo alla stessa Sylvia Serfaty nella sua ricerca sull’evoluzione nel tempo dei vortici nell’equazione di Ginzburg-Landau magnetica, nell’ambito più generale della Fisica Matematica. Secondo lei, un’altra attività molto simile alla matematica è suonare musica classica al pianoforte, una delle sue grandi passioni: non lo si può fare bene senza allenamento, rigore e perseveranza.
Per quanto riguarda il mondo accademico, Sylvia Serfaty pensa che potrebbe essere più amichevole nei confronti delle donne. In particolar modo è convinta che la spinta a mettersi in mostra attraverso le pubblicazioni, pur essendo anche uno sprone a lavorare, ha anche degli effetti collaterali negativi, nel premiare matematici che continuano a riproporre varianti delle stesse idee più e più volte, invece di quelli bravi, che spingono sempre avanti, sconfinando in aree diverse e costruendo ponti tra diverse branche della matematica. Inoltre il paradigma “publish or perish” non è particolarmente a favore delle donne. Secondo Sylvia Serfaty, infine, è anche estremamente importante dedicare almeno parte del tempo all’insegnamento e al trasmettere idee alle future generazioni di matematici.
Fonti e approfondimenti: upmc.fr (in francese), Quanta Magazine (in inglese), Youtube (video, in inglese).